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La via della seta

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Il primo motore che ha spinto gli uomini verso terre lontane affrontando grandi rischi e paesi sconosciuti è stato quello economico. Ugualmente anche gli studiosi hanno trovato nel desiderio di conoscenza la capacità di affrontare l’ignoto e, come loro e anche più di loro, i portatori di una fede hanno coperto lunghe distanze e sopportato grandi disagi nella volontà di diffondere il proprio credo.

La via della Seta è la strada che più di tutte può raccontare queste storie, per essere stata testimone di queste e anche altre volontà. Un percorso lungo e lontano nel tempo  circondato da fascini e misteri, persino da quello degli antichi mitologi che hanno  collocato in quei luoghi il paradiso terrestre e la montagna dell’Arca  di Noè.
Di qua partendomi, andai in un certo monte chiamato Sollisaculo, nella contrata del quale è il monte Gordico, dove Noè insieme con l’arca dopo la cessazione del diluvio si posò; lo quale, quando dalla compagnia con la quale io era fosse stato aspettato, con desiderio arei asceso. Nondimeno volendo, non ostante questo, salirvi, le genti della predetta contrada che ivi erano dicevano mai in alcun tempo alcuno aver possuto né poter salirvi, dicendo questo parere che non da altro procedesse, eccetto dal voler dell’altissimo e grande Iddio, al qual credemo, come se dice, che non piaccia che niuno vi salisca.
Dal racconto del viaggio del frate missionario francescano Odorico da Pordenone  di Giovan Battista Ramusio.

Dal mondo occidentale Erodoto nel V secolo a. C. aveva cercato di avventurarsi vero l’oriente ma le conoscenze che lo storico riuscì a raggiungere arrivarono al massimo all’estuario del fiume Don, che allora veniva chiamato Tanai.
Il desiderio di uomini potenti di conquistare territori sempre più grandi ha portato all’apertura di grandi strade, sfidando la natura dei luoghi anche nei punti più impraticabili, per vedere il passaggio orgoglioso di eserciti non senza anche le molte rovinose ritirate.
Dario I, il re Persiano, nel V secolo a.C. aveva raggiunto con le sue spedizioni Punjab sulle rive dell’Indo e creato delle rotte commerciali lungo il fiume Kabul, ma  nel 333 a.C. venne Alessandro Magno a sopraffare Dario III nella battaglia di Gaugamela, e, a sua volta, cercare di andare in avanti per raggiungere l’India. Riuscì il grande macedone a procedere e a fondare tante Alessandrie; la sua ultima fu poco più ad est di Samarcanda che alle fine lo vide costretto ad un ritorno di fortuna con un esercito mal ridotto per quel territorio conquistato con fierezza, pronto a mostrare tutta la sua crudeltà.
Quelle  stesse strade, e altre ancora, erano percorse da secoli da altri conquistatori, i mercanti, uomini meno in vista ma capaci di affrontare i luoghi più impervi che sapevano come viverli, dove trovare rifugio e sostentamento, dove ripararsi dal freddo e dal caldo, dove trovare acqua e soprattutto instaurare rapporti per i loro commerci.
Infatti al di là delle imprese militari e delle ricerche culturali la fitta rete di vie carovaniere e di itinerari commerciali aveva una esistenza per suo conto nata da molti secoli prima che il mondo occidentale si interessasse a voler penetrare e possedere l’oriente.
Il maggiore impulso al formarsi di questa rete commerciale viene dalla presenza di un grande segreto conservato e protetto nel mondo cinese per lungo tempo: la scoperta e la produzione della seta.

La seta si ricava dal bozzolo del bruco di farfalla nutrito con la foglia di gelso.  

Questa conoscenza era già presente nel II millennio a.C. e nel XIV secolo avanti Cristo furono gli abitanti della valle del Fiume Giallo che appresero e consolidarono l’abilità necessaria per un allevamento sistematico di questo insetto e la lavorazione del suo prodotto dando inizio alla storia della seta.
Sono stati ritrovati in testi cinesi del I millennio a.C. canzoni popolari che accennano alla tessitura della seta.  
Fu una importante strategia quella di proteggere l'arte di produrre questo materiale poichè così eccezionale per sua la qualità di finezza, morbidezza e freschezza diventò nel corso dei secoli una fonte di ricchezza e di prestigio. Storici scrittori artisti dell’antichità ci riportano il fascino che esercitò il tessuto della seta che sembrava nato per la seduzione, per onorare le divinità,  per manifestare il potere.
Omero, Aristotele, Erodoto, Strabone, Varrone, Seneca, Plinio il Vecchio, Marziale e molti altri trovarono spazio nelle loro opere per citarlo con aggettivi di una valutazione di pregio.  
La preziosità della seta risiede e proviene principalmente nella eccezionale lunghezza della sua fibra, poiché tutte le fibre tessili possono arrivare ad alcune decine di centimetri mentre un filo di seta può raggiungere chilometri di lunghezza.
Una larva di farfalla, chiamata  Bombyx, nutrendosi continuamente di foglie di gelso, aumentando in sei settimane fino a 10.000 volte il peso che ha alla nascita, crea una sostanza per tessere un bozzolo in cui compiere la sua trasformazione in crisalide. La pianta del gelso, la Morus Alba, anch’essa originaria dell’Asia orientale è il nutrimento che viene consumato in un quantitativo pari a 50.000 il peso della farfalla. Il filo che si costruisce in tre o quattro giorni forma 20 30 strati concentrici e arriva ad essere  lungo anche 900 metri. Per produrre un chilo di seta occorrono in media 3.000 larve nutrite da 104 chili di foglie di gelso.
Sulla scoperta di questo particolare gioco naturale e sulla abile creazione della sua applicazione non poteva mancare una leggenda. Fu la moglie di Huang Di, il padre della civiltà cinese, vissuto nel 3000 a.C. che venne a conoscenza di questo processo e che ebbe l'intuizione di pensarlo per la tessitura di abiti che avrebbero potuto risultare speciali. 
Prima del suo intervento i fili ricavati dai bozzoli di seta venivano utilizzati per la pesca e per fare corde per strumenti musicali.
Raccogliere il filo di seta fu compito delle donne che si dovevano occupare sia di curare le piante di gelso e di raccogliere le uova dei bachi. Allo schiudersi delle uova in primavera per un mese e mezzo dovevano lavorare giorno e notte per fornire quel continuo nutrimento. Poi attaccavano i bachi a delle reti o finti rami d’albero in modo che si potessero formare i bozzoli. L’operazione dell’estrazione del filo era impegnativa e delicata, ancora un grande miracolo fatto dalle donne.
Nata la seta, un tessuto eccezionale e reso bellissimo anche dalle altrettanto affascinanti colorazioni, fu appannaggio solo dei membri della famiglia imperiale; in seguito le persone facoltose poterono procurarselo, poi anche al popolo fu concesso di indossarlo ma con il rispetto di codici precisi sui colori permessi: la seta gialla era riservata esclusivamente all’imperatore e all’imperatrice.
La produzione diventò presto così importante da diventare per la Cina un elemento determinante nella sua storia.

il commercio

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La prima forma di commercio  della seta fu una forma di scambio con i nomadi che provenivano dalle steppe del nord. I nomadi erano allevatori e avevano abbaondanza di stoffe di lana, di pelli e pelliccie che usavano non solo come abbigliamento ma anche per rivestire le loro tende. Per quanto le loro soste fossero temporanee, essi creavano degli ambienti sontuosi e solenni dove mostrare nelle loro riunioni il prestigio di essere circondati da tappeti e tessuti di lana che producevano con i loro piccoli telai portatili. Per loro la seta era un materiale non apprezzabile, non adatto alle loro condizioni di vita,  seppero però valutare che il prodotto poteva essere ottimo per altri scambi. Erano popoli che vivendo di pastorizia si spostavano regolarmente venendo così a contatto con realtà diverse. Loro avevano da offrire pietre preziose, oro, pellicce, ma lo scambio più importante che effettuarono con la Cina fu con i cavalli. I cavalli furono preziosi per la Cina tanto che senza di essi non avrebbe potuto raggiungere il suo grande potere. Inoltre, poiché la Cina viveva e proteggeva un suo isolamento, fu avvantaggiata da questo commercio perché i nomadi stessi portarono la conoscenza della seta nell’Asia centrale. Nel II secolo a.C. la seta era già un prodotto trasportato dai mercanti attraverso grandi deserti e valicando grandi montagne in carovane di dromedari capaci di affrontare i più diversi ostacoli di cui la regione asiatica è particolarmente ricca.
Il maggiore consolidamento della via della seta  avviene durante la dinastia Han.
Tale dinastia inizia due secoli a.C. e copre un arco di tempo lunghissimo. Dopo quattro secoli segue una dinastia Han detta posteriore o orientale che ebbe per capitale Luoyang, il punto cardine orientale della via della seta.

la via

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Per circa quattordici secoli si crearono diverse rotte che collegavano gli estremi del continente asiatico, poi il ruolo maggiore dello scambio passerà alle rotte marine.
Nel 53, quando a Carre, in Siria i Parti sconfissero i Romani, vinsero anche in eleganza mostrando delle insegne e dei vessilli fatti di un materiale di particolare bellezza. Sembra che questo sia stato il primo contatto che il mondo occidentale avrebbe avuto con questo tessuto.
La novità si diffuse velocemente ma fu impossibile riuscire a conoscere la natura della fibra e il suo metodo di produzione.
La richiesta diventò forte e il commercio con il mondo occidentale diventò importante. Infatti già sotto Tiberio in Roma l’uso delle vesti di seta era molto diffuso. Plinio il Vecchio un secolo dopo deplorava questa moda che costringeva ad andare agli estremi della terra e spendere dei veri capitali per fornire le matrone romane di una nuova forma di seduzione.
Un commerciante greco-romano, Maes Titianos, mandò segretamente i propri agenti a cercare la Via della Seta, allo scopo di evitare gli intermediari in Iran, i Parti, che ne monopolizzavano il commercio. Il suo viaggio nell’Asia centrale durò sette mesi ma i commercianti tornarono senza nessuna informazione riportando solo racconti e notizie e fantasie su quel paese dei ‘ Seri ‘.
L’itinerario che fu tracciato è stato tramandato da Marino di Tiro (nell'anno 110) e da Tolomeo (nel 170).
La distanza da Hierapolis in Siria a Sera, la capitale dei Seri, fu calcolata in undicimila chilometri. Nell’asia centrale, a metà percorso, si trovava la ‘Torre di Pietra ‘ che è stata identificata come Tash Kurgan, lungo il corso superiore del fiume Yarkand da quale occorrevano dieci giorni per raggiungere il Tarim.
In epoca grego-romana le carovane dirette verso l’oriente partivano da Tiro che potrebbe  essere considerata come il punto di partenza occidentale della Via della seta. Tiro ha una storia di origini molto antiche, città favorita dalla sua favorevole posizione geografica è citata nella Bibbia  (1 Re 9, 10-12; Is 23, 1-18), perché da quel luogo venne  preso il legname per la costruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme.
Il primo percorso delle carovane era attraverso la Siria e arrivava alla bellissima città di Palmira situata su un’oasi preziosa, prima di raggiungere le rive dell’Eufrate. La rete commerciale procurò a questa città una notevole ricchezza che a partire dal I secolo a. C. rese possibili realizzazioni architettoniche di grande prestigio. La grande Via Colonnata  deve essere  stato un ingresso di grande effetto per le carovane che arrivavano a Palmira! I romani protessero questa città al punto che quando si scontarono con gli iraniani mandarono delle legioni a presidiare i punti più importanti, portando le battaglie lungo l'Eufrate.
 L'itinerario dei mercanti dopo aver varcato anche il Tigri prendeva verso Ecbatana ( oggi Hamadam ), passava a meridione  del monte Elbruz, la vetta più alta del Caucaso, e attraversando il Khorassan arrivava al deserto del Karakom.

verso la Cina

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Si arriva  così ad un altri dei luogh iaffascinanti di questo itinerario,alla città di Mery. Dal 1999 Merv è stata inserita fra i siti patrimonio dell’umanità per i preziosi resti di una storia che l'ha vista nel dodicesimo secolo come la città più grande del mondo. La sua posizione strategica nel cuore del deserto del Karakum in un ‘oasi fertilissima vicino al delta del Murgab, fiume che nasce sull’Hindu Kush, consentiva la coltivazione di cereali e frutta, riso e cotone.
I resti e gli scavi archeologici possono raccontare la storia di Mery che si caratterizza in modo diverso nelle varie epoche.
L’origine preistorica è stata rilevata da tracce che risalgono al terzo millennio a.C.
Quattro città murate ognuna delle quali costruita dagli abitanti di un'era diversa, ogni volta vissute poi abbandonate e mai ricostruite, corrispondono ai quattro periodi in cui Merv fu il centro del mondo: la vecchia Merv, Erk Kala, corrisponde al regno Achemenide, ed è la più piccola. Gyaur Kala, che circonda Erk Kala, comprende le metropoli ellenica e sasanide e venne usata come sobborgo industriale di Sultan Kala, città abbaside/selgiuchide. La più piccola venne eretta poco a sud.
Il ‘Parco Archeologico Antica Merv’ è il custode delle preziose testimonianze.
 Dallo scalo di Mery chiamata anche Antiochia di Margiana, si diramavano due piste: una, la più antica, aggirante il Pamir a sud per Faizabad, l’altra, verso nord, in direzione di Bukhara.
Patrimonio dell’umanità è il centro storico di Bukhara che rappresenta un esempio di una città medioevale centroasiatica nella valle di Samarcanda. Il fiume Zeravshan, nato dalle pendici del Pamir, attraversava la Sogdiana da est a ovest creando l'oasi di Bukhara per poi andare a perdersi nel deserto. Reperti di monete raccontano una presenza greca nel luogo nel IV secolo a.C., ma Bukhara  si trasforma da punto d’appoggio per le carovane ad un centro importante solo intorno al I secolo d. C.
Samarcanda è una delle città più antiche, la parte più vecchia, di 2700 anni fa è titolata ‘Samarcanda crocevia di culture’.  
Ha fatto parte dell’Impero persiano per la maggior parte della sua storia. Alessandrò Magno la conquistò nel 329 a.C. quando era capitale degli Achemenidi.
Dopo Samarcanda si percorre la vallata del Sir Daria per superare il passo di Turgat a 3500 metri d’altitudine, e scendere finalmente a Kashgar nel Turkestan cinese, nuovo punto di convergenza delle due carovane. Qui, ai piedi del Pamir si era a metà percorso della via della seta, vicino al luogo del grande mercato che Tolomeo chiamava Lithinos Pyrgos ( Torre di Pietra ).
Questo era principalmente il punto di incontro con i Cinesi e quindi il luogo di scambio della seta, dell’acciaio, di pellicce, del muschio, del legno di sandalo e soprattutto della carta.
Il deserto del Taklimakan poi, il cuore stesso dell’Asia, era affrontabile solo per la presenza di città oasi come Miran che duemila anni fa aveva un sofisticato sistema di irrigazioni per un fiume che scorreva dalla montagna, aggirando il bacino del Tarim.
Situata all’estremità occidentale del corridoio Hexi della provincia del Gansu, tra le province del Gansu, Qinghai e Xinjiang, si arriva a Dunhuang, una delle città più famose dal punto di vista culturale e storico. Chiamata ‘Banco di sabbia’ deve anche alla seta la ricchezza del suo territorio. Circondata da alte montagne e dal deserto del Gobi aveva il vantaggio di preziosi passaggi naturali. Si possono trovare resti di monasteri e grotte, antiche tombe, la Grande Muraglia della dinastia Han, città antiche, le torri di segnalazione e antiche stazioni postali. In questa stessa zona sorgono, oltre alle grotte Mogao, patrimonio culturale mondiale, anche i passi Yangguan e Yumen, il monte Minshashan. La fontana della mezza luna, il monte Sanwei, la città dei demoni Yadan, la grotta dei mille Buddha, la grotta Yulin, la Grande Muraglia della dinastia Han, sono le grandi testimonianze di storie importanti quanto affascinanti.
Con Lanzhou alla fine del territorio del Gansu, Sera Metropolis e Luoyang si arriva a quei 7000 chilometri da dove ha avuto inizio il cammino del prezioso tessuto.
La storica città di Luoyang a circa 400 km ad est di Xi'an ( Sera Metropolis) fu capitale durante 13 dinastie cominciando dalla Xia e poi con la Han, la Sui e la Tang. La città è stata una delle culle della civiltà cinese e della sua cultura, per la letteratura e la poesia. E’ anche la patria di molte delle invenzioni cinesi, come la fabbricazione della carta, la stampa e la bussola. Qui, oltre ad essere stata uno dei punti di partenza e di arrivo della Via della Seta, ha avuto origine il Taoismo. Con la venuta del Buddismo nel 68 d.C., Luoyang è divenuta un centro religioso rinomato e lo è rimasto per secoli conservando molte importanti testimonianze. Luoyang si trova sulla riva nord del fiume Lu, affluente del Fiume Giallo che scorre un po' a nord.

i mercanti

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Quando dalla Cina settentrionale per una crisi economica e per disordini politici si interruppero le comunicazioni con l’Asia centrale, in occidente si cominciò a sentire la mancanza della seta con conseguente aumento dei costi. La Persia rappresentò l’ago della bilancia dello scambio, creando la guerra fredda della seta.

Roma nel 106 si era impadronita di Petra, di Edessa nel 216 e di Palmira nel 273, ma nonostante la presenza in queste città non riusciva a controllare l’arrivo dei prodotti cinesi.

Era la Persia a sbarrare la strada e a obbligare il commercio ai prezzi imposti dalla sua politica. Quando Bisanzio diventò abbastanza forte di potersi confrontare con l’impero sassanide l’imperatore Diocleziano ed il re di Persia, Narsete, crearono un vero e unico centro di scambio della seta nella città di Nisibi.


le religioni

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pellegrino buddista
Grande contributo al mercato della seta viene dalla diffusione del buddismo in Cina che avvenne nel periodo Han. La scuola buddista si era diffusa dall 'India nord occidentale nel I secolo d.C..
Nel IV secolo la nuova religione aveva superato il Confucianesimo ed era diffusa anche nella gente comune.
La leggenda della nascita delle Grotte di Mogao racconta che Lezun un monaco buddista nel 366 chiese ad un ricco pellegrino di fondare un tempio. Fu scavata nella roccia vicino a Dunhuang una grotta che diventò luogo di accoglienza per coloro che volevano dedicarsi con una vita austera alla ricerca dell’illuminazione. Col passare dei pellegrini e dei secoli le grotte scavate sono diventate  492 e la rupe che le accoglie è lunga un chilometro e mezzo. un secolo dopo gli imperatori della dinnastia Wei finanziarono le gigantesche statue di Budda a Yungang e a Longmen vicino a Luoyang.
I monaci nei loro viaggi uravano la seta per pagarsi i viaggi vendendole o facendo i cambi. Furono anche indirettamente dei protettori della qualità della seta cinese. Infatti poiché il filamento della fibra di seta per essere estratto integro, lungo e resistente, doveva essere protetto con l’uccisione delle larve all’interno dei bozzoli prima della loro mutazione,quindi i bozzoli venivano esposti al sole o fatti bollire. Questa pratica di uccisione era decisamente rifiutata dal buddismo che diffuse la tecnica di lavorazione con la nascita della farfalla. La farfalla per uscire mordeva il bozzolo spezzando il filo riducendo la possibilità di lavorazione a materiale di riempimento o a tessuti molto rudimentali. Un monaco buddista XUANZANG nell’VII secolo fece un viaggio dalla Cina in India per andare a ritrovare gli antichi testi della sua religione. Nel suo viaggio di ritorno in Cina, si fermò per un periodo nell’oasi di Khotan, nel deserto del Takla Makan, e notò che i produttori locali non uccidevano le larve e ricavavano comunque del filato dai bozzoli rotti pur costatandone la qualità inferiore.  Le sete migliori dunque furono sempre quelle delle parti più orientali dell’Asia, mentre verso l’ovest si diffuse maggiormente la pratica della  tessitura. Intorno alle città oasi nel desrto del Takla Makan, nel corridoio di Hexi, nacquero molti monasteri che trovavano sostentamento nelle terre arabili che la precedente dinnastia Han aveva protetto con nuove tecniche agricole. I buddisti usavano gli stendardi di seta per le cerimonie e borse di seta per portare l'incenso.

sistema musulmano

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preghiera sul tappeto di seta
I mussulmani ebbero un ruolo importante sulle rotte commerciali della Via della Seta. Un geografo persiano Ibn Khordabeh  le ha descritte in una mappa del nono secolo ‘Il libro delle strade e dei reami ‘. Questa religione, dove il pellegrinaggio è una delle attività fondamentali di culto, poteva contare su una rete di appoggi che agevolavano le soste,e consentivano gli spostamenti con molta facilità. Inoltre la loro origine prevalentemente mercantile favorì  l’utilizzo delle merci di scambio  come forma di sostegno economico del viaggio stesso.  L’esigenza di mantenere unita una comunità religiosa così vasta, rese le comunità mussulmane molto tolleranti e aperte,  diversamente dall’atteggiamento diffidente degli europei verso le genti straniere. Inoltre la regola islamica di pregare sempre rivolti in direzione della Mecca mantenne attiva la capacità di orientamento e la cultura per la ricerca geografica.

Le carte

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Le testimonianze cartografiche occidentali antiche che rappresentano la Via della Seta sono rare. Una di queste può essere la Tabula Peutingeriana che in uno dei suoi segmenti rappresenta le strade che attraversano l’Armenia, la Mesopotamia, la Persia, l’India fino ai margini orientali del mondo conosciuto all’epoca delle sua stesura (IV sec. D.C.), l’isola di Taprobane ei territori dei Seres

Un’altra carta è l’Atlas catalan datata 1375. Conservata alla biblioteca nazionale di Parigi è un insieme di dipinti su velli incollati su assi di legno che riporta dati accumulati da diverse esperienze nautiche e racconti di viaggi di cristiani e islamici. Un secolo dopo viene redatta da un converso del monastero camaldolese di San Michele di Murano fra Mauro.


Il resto della storia

La via della seta ha preso questo nome all'inizi del secolo scorso quando gli storici, gli archeologi hanno cominciato a studiare i percorsi delle civiltà. 
Su questo tracciato non solo la seta ha fatto la sua strada. Molti altri prodotti sia della natura che del lavoro dell'uomo hanno avuto il ruolo importante  mettendo attraverso il commercio in contatto fra loro diverse civiltà.
La storia della seta ha comunque un fascino particolare.
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