cronachedicammini
  • Home
  • GIORNALE
    • Numeri 0 - 1 - 2 - 3 - 4 >
      • Numero 1 Aprile 2012
      • Numero 2 Ottobre 2012 >
        • Supplemento
      • Numero 3 Aprile 2013
      • Numero 4 ottobre 2013
    • Numeri 5 - 6 - 7 - 8 - 9 >
      • Numero 5 aprile 2014
      • Numero 6 ottobre 2014
      • Numero 7 aprile 2015
      • Numero 8 ottobre 2015
      • Numero 9 aprile 2016
    • Numero 10 ottobre 2016
    • Numero 11 aprile 2017
    • Numero 12 ottobre 2017
    • Numero 13 aprile 2018
    • Numero 14 ottobre 2018
    • Numero 15 aprile 2019
    • Numero 16 ottobre 2019
    • Numero 17 aprile 2020
    • Numero 18 ottobre 2020
    • Numero 19 aprile 2021
    • Numero 20 ottobre 2021
    • Altre pubblicazioni >
      • Santi Pellegrini >
        • Carlo Borromeo
        • Santa Lucia
        • San Ranieri
        • Santa Umiltà
        • Sant'Ignazio di Loyola
      • Le carline
      • Festa a Camaiore
      • pellegrinaggio della brocca
      • Piedi del pellegrino
    • Ricerche >
      • San Guido Pellegrino
      • Michelina da Pesaro
      • Per sant'Agostino
  • CAMMINI
    • In cammino per devozione >
      • Il Cammino di Santiago >
        • Cammino Francese >
          • Granon - Bercianos
          • Racconti del 'camino'
          • Amico pellegrino
          • tappa Astorga Ponferrada
          • Il Cristo di Burgos
        • Cammino Primitivo
        • Via della Plata >
          • una tappa sulla Via della Plata
        • Cammino Portoghese >
          • leggenda portoghese
      • La Via Francigena >
        • dal Gr. S. Bernardo a Pavia >
          • da Pavia a Roma
        • Altopascio - Fucecchio
        • da S. Gemignano a Monteriggioni
        • variante Sant'Antimo
      • Vie di pellegrinaggio >
        • Verso Pistoia
        • Piccolo Pell San Iacopino
        • antichi cammini
        • pellegrinaggi nel mondo >
          • pellegrinaggio per s. Lazzaro
      • Cammino di Francesco >
        • con le ali ai piedi
        • il cammino di Giovanna e Guido
        • una tappa di Vera e Carlo
      • La Via degli Abati e del Volto Santo >
        • GUIDA della Via degli Abati e del Volto Santo >
          • profili e distanze
          • Schede accoglienze >
            • Accoglienza Via degli Abati >
              • Tappa 1 Abati Pavia Colombarone
              • Tappa 2 Colombarone Pometo
              • Tappa 3 Pometo Bobbio
              • Tappa 4 Bobbio Mareto/Nicelli
              • Tappa 5 Mareto/Nicelli Groppallo
              • Tappa 6 Groppallo Bardi
              • Tappa 7 Bardi BorgoTaro
              • Tappa 8 BorgoTaro Pontremoli
            • Accoglienza Via del Volto Santo >
              • Tappa 1 Pontremoli Pontebosio
              • Tappa 2 Pontebosio Fivizzano
              • Tappa 3 Fivizzano Argegna
              • Tappa 4 Argegna Castelnuovo G.na
              • Tappa 5 Castelnuovo G.na Barga
              • Tappa 6 Barga Bgo Mozzano
              • Tappa 7 Bgo Mozzano Lucca
          • Errata corrige
          • momenti sugli ' Abati '
        • la strada del miracolo
        • Diari di cammino
      • La Via di Stade >
        • La Via Romea e
    • in cammino per necessità >
      • Bruegel - Segantini
    • tutti i cammini >
      • la montagna
      • la marcia del sale
      • nel mondo del mio vicino
      • cammini nelle favole
  • STRADE
    • Tavola peutingeriana
    • Itinerarium Cadice - Roma
    • La via dell' ambra
    • Il viaggio di Brandano
    • La Via della Seta >
      • un pellegrino cinese
    • Beniamino de Tudela
    • Il ritorno di Rutilio
    • Tule, l'isola misteriosa
  • LUOGHI
    • antiche soste >
      • Abbazia di Passignano
      • Grimaldo
      • Abbazia di Novacella
      • Ospitale Valle Santa
      • Monteriggioni Valpromaro
      • Sutri
    • San Baronto
    • La Verna
    • Sansepolcro >
      • Resurrezione
      • Convento Montecasale
    • San Nicola di Trani
    • Parma Ferrara
    • la collina delle croci
  • RACCONTI
    • Eudocia imperatrice
    • Sant'Orsola
    • I Re Magi
    • Il cammino verso la luce
    • Andalusia - Incontri Pellegrini
    • San Zanobi
    • Dall'India
    • il pellegrino russo
  • ATTIVITA'
    • prossimo appuntamento
    • Attività da programmare >
      • Da S Antimo a S Angelo in Colle
      • Da S Antimo a B Vignoni
      • Da Barga a Borgo a Mozzano
      • dal Giogo alla Madonna dei Tre Fiumi
      • da Borgo a Mozzano a P.te a Moriano
      • da Salivoli a Baratti (Via dei Cavalleggeri)
      • Anello del Monte Giovi
      • dal Passo della Cisa a Pontremoli
      • Arezzo Cortona
      • Anello di Montescalari
    • Attività fatte 41 >
      • Cammino di San Jacopo in Toscana
      • da Lastra Signa a Tavarnuzze
      • Da S.Quirico a Gallina
      • da Vaglia a Caldine
      • da S.Casciano dei Bagni a Ponte a Rigo
      • da Sarteano a S Casciano dei B
      • da Calenzano a Vaglia per AR
      • da La Foce a Sarteano
      • Anello del Trebbio
      • dalla Rufina a Sieci
      • Anello delle Burraie >
        • Il cisto laurino
      • tappa sulla Via del Volto Santo
      • da Foci a Pienza (Via dei Battisteri)
      • a piedi nudi sulla spiaggia 2
      • da Lastra a Signa a Calenzano
      • Anello di San Polo
      • Anello di Badia a Passignano
      • 2 gg sul cammino del Volto Santo
      • da Buonconvento a S Giovanni d'Asso
      • a piedi nudi sulla spiaggia
      • Anello di San Gimignano
      • dal Galluzzo a Signa per l'Anello del Rinascimento
      • da Rufina a Sieci
      • Pavia Pontremoli 8 gg
      • Sentiero della Memoria (Rufina Consuma)
      • Poggio alla Croce Impruneta
      • Torrenieri - Pienza
      • Anello di Cintoia
      • Anello di Poggio Valicaia
      • I Diacci 20 Ott
      • Eremo di Gamogna
      • Firenze La Verna
      • Reggello Montemignaio
      • Badia a Taona
      • Antella Fontesanta S.Polo
      • Pontassieve S.Donato Antella
      • Anello di Monteloro
      • Reggello-La Verna
      • Pontassieve Firenze
      • Rignano Firenze
      • da Vaiano a Vaglia per Croci di C.no
    • Incontri a cena
    • Altre proposte >
      • Traversata del Monte Lama
      • Anello in Val di Paglia
      • Via degli Acquedotti
      • Anello di San Gusmè
  • CITAZIONI
    • piccole citazioni
    • MUSICA >
      • Wagner
      • Berlioz Rossini Schumann
      • Gluck
      • Verdi
      • Mussorgsky Modest
      • G Mahler
      • HAENDEL- VIVALDI- PERGOLESI
      • Strauss Richard
      • Meyerbeer
      • ave maris stella
      • piccole citazioni
    • PITTURA >
      • Vitale da B.
      • Caravaggio
      • Ghirlandaio
      • I pittori per Emmaus >
        • Pontormo
        • TINTORETTO
        • pittori fiamminghi e le opere di misericordia >
          • Brueghel
          • Wael Cornelis
        • Poccetti
      • Lorenzetti
      • le opere di misericordia
      • lavanda dei piedi
      • Giorgione
      • De Pisis
    • LETTERATURA >
      • Lett latina greca >
        • il pellegrinaggio di Egeria
        • dall'Irlanda
      • Letteratura italiana >
        • Leopardi Giacomo
        • Sercambi - D'Annunzio
        • Fioretti di San Francesco
        • MONTALE - Paganini
      • Letterature straniere >
        • Letterature germaniche >
          • Schiller
          • Martin Buber
        • Letteratura francese >
          • Carlo Magno
          • Rabelais
          • Don Chisciotte
          • Baudelaire
        • letteratura araba >
          • Il libro dei monasteri
        • letteratura svedese
        • Letteratura Inglese >
          • Mandeville John
          • Melville Herman
        • Letteratura russa >
          • mitologia russa >
            • mitologia armena
  • NOTIZIE
  • CONSIGLI
    • ogni giorno
    • respirazione
    • a braccia aperte
    • quasi un inchino
    • al muro
    • la colonna portante
    • Al tavolo
    • Feldenkrais
    • affrettati lentamente
    • non solo passi
  • contributi
    • Madonna del Piratello
    • da 'Le vie del chianti '
    • le barelle
    • Bill Viola
    • Il racconto di Erwin
    • l'angelo di Berthold
  • Note legali
  • Contatti

La meta

Clicca qui sotto per scaricare in formato pdf il numero 7 completo.

cronache_di_cammini_n°_7.pdf
File Size: 589 kb
File Type: pdf
Scarica file

Immagine
Erice 

Salita al Tempio  di Afrodite

 

Il desiderio di raggiungere un luogo, avere un obbiettivo e una meta, è un motore  veramente potente capace di fornire a chi lo persegue capacità e risorse inaspettate. 

E quando si realizza e si arriva alla meta, spesso increduli del successo, si presenta l’ultima prova da affrontare: l’ insieme delle emozioni colme di euforia assieme ad un inatteso smarrimento.  

 Allora il pensiero si rivolge ai passi fatti, soprattutto ai momenti critici affrontati,  ancora vivi in qualche emozione, e poi emergono le impronte segnate da incontri importanti  che temiamo di perdere, che decidiamo di custodire fino a quando troveranno il loro spazio nella nostalgia.

Lungo un cammino, che sia lungo o breve, importante o disinvolto, gli episodi di incontri  e di esperienze mostrano al pellegrino valori sconosciuti che aprono la sua vista ad un raggio più ampio e portano a varcare una soglia più profonda.

Anche piccoli fatti, indimenticabili alcuni, divertenti e sorprendenti altri, da raccontare o tenere nascosti come un piccolo segreto protetto e celato  che riguarda emozioni, paure,  vittorie e anche  delusioni, tutto questo è  il patrimonio di un  cammino.

Per questo  i  pellegrini  sono sempre concordi  nel ritenere che, qualunque  e dovunque sia stata la meta, quella vera si riconosce nel cammino stesso.
La meta è il cammino

 
 

Immagine
San Gallo

Un cantone della Svizzera, una antica porta ed una strada di Firenze, una chiesa nel cuore della città vecchia di Praga, la più piccola chiesa di Venezia, tutte portano il nome di San Gallo. E’ un santo poco conosciuto e poco frequentato dalla devozione, nonostante a lui siano dedicati questi luoghi importanti. In Svizzera la città di San Gallo, capitale dell’omonimo cantone, è stata uno dei primi luoghi che l ’Unesco ha individuato da proteggere come Patrimonio Culturale dell’Umanità proprio per la sua grande e venerabile abbazia che porta il nome del santo.  La prima impronta di questo  riconosciuto valore  venne impressa  nell’anno 612 dal monaco di nome Gallo proveniente dall’ Irlanda.  Giunse insieme ad una piccola comunità itinerante sotto la guida del futuro fondatore di Bobbio, Colombano, in questa valle dello Steinack nei pressi di Arbon. Qui il monaco cadde ammalato e qui scelse di aver raggiunto la sua meta. La  sua decisione non  fu approvata e persino condannata dalla sua guida, che vide nella malattia una forma di cedimento nei confronti dell’impegno preso nella loro peregrinatio pro Christi. 
Così Colombano proseguì per l’Italia e lo lasciò con l’imposizione di non celebrare più la messa. Con un lungo soggiorno in Arbon il monaco poté ristabilirsi e, assieme ad un compagno, risalì il fiume Steinack alla ricerca di un luogo dove vivere da eremita. Dalle tre biografie del santo scritte tra l’VIII e il IX secolo ‘Vita et miracula sancti Galli’ ei ‘Casu Sancti Galli di Eccheardo VI‘, l’episodio più saliente riguarda proprio il contrasto con  Colombano.  Si racconta che Gallo rispettò la penitenza imposta ma quando, come per miracolo, avvertì che la morte del maestro era vicina, inviò a Bobbio un messaggero per chiedere di essere perdonato. Dal maestro venne l’assoluzione insieme al dono del suo bastone: i resti di questo bastone si trovano oggi conservati in Baviera a Fussen  e a Kempten.
La  prima cella creata da Gallo fu  un piccolo insediamento in legno con una recinzione, costruita, come racconta la leggenda, con l’aiuto di un orso al quale il santo aveva tolto una spina dal piede. L’orso è attualmente il simbolo della attuale città di San Gallo.
Attorno all’eremita si formò un piccola comunità di fedeli  e alla sua morte, che avvenne fra il 630 e il 645, una modesta attività monacale continuò nel piccolo eremo. Per la nascita di una vera e propria chiesa si deve arrivare al 719. E’ la figura dell’abate Otmaro, secondo fonti storiche precise, che riprende l’opera creata da Gallo. L'abate Otmaro  viene così considerato come un secondo fondatore dell’Abbazia  anche perché  sostituì l’antica regola irlandese con quella di san Benedetto. Eresse, sostenuto da cinquantatre monaci  e da ricche donazioni, un monastero, un albergo per i poveri e uno speciale ospedale per i lebbrosi, esercitando con i suoi monaci la povertà, la pazienza, la beneficenza e lo spirito di sacrificio. All’inizio del nono secolo reggente dell’abate Gozberto comincia la storia di quella Abbazia  che diventerà così importante sempre mantenendo il nome di San Gallo. Scavi effettuati nel 1964 sulla attuale struttura hanno rivelato che la chiesa nata con Gozberto aveva  già un impianto basilicale ad arcate su colonne a tre navate con una copertura piana. La cripta era accessibile dalle due navate laterali, e la tomba del santo era posta nel coro, resa visibile da una finestrella nella parete occidentale.  Nel X secolo attorno alla chiesa cominciò a formarsi un abitato che venne protetto  da un muro di cinta persino provvisto di tredici torri. Con la regola benedettina legata all’obbligo della lettura nacque una scuola e lo scriptorium, dove i monaci si dedicarono all’arte della calligrafia e delle decorazioni, raccolsero e copiarono molti manoscritti che oggi  sono la preziosità di importanti biblioteche.  E così è nata la grande biblioteca  dell’Abbazia di San Gallo che oggi è meta di tanti visitatori. Anche la struttura del monastero dal punto di vista architettonico fu  oggetto di studio e diventò modello per i monasteri  in tutto il continente.
La sua storia ricalca quella che riguarda  Bobbio, le Abbazie diventarono centri operativi importanti protetti e sostenuti  da possedimenti concessi dai potenti.  Insieme alla cultura si diffuse la devozione rivolta ad un nome e, quello di San Gallo  arrivò in Italia verso l’ottavo secolo, diffuso nella valle del Bormio  da un abate proveniente dello Steinach.
A Firenze il culto del santo lo si ritrova in un luogo di assistenza e accoglienza dei pellegrini  che fu fondato nel 1218 all’ingresso nord della città. Da questa piccola chiesa il nome di San Gallo passa anche alla Porta nord della città che lo conserva ancora oggi insieme alla strada che arriva al cuore della città. La chiesa e l’ospitale erano strutture modeste ma nel Quattrocento Lorenzo il Magnifico le volle proteggere e le onorò affidandole ad un architetto e scultore fiorentino,  Giuliano Giamberti.
 La nuova struttura  fu di tale valore che da allora Giuliano per la sua opera venne conosciuto come Giuliano da San Gallo. Con l’assedio di Firenze di Carlo V il monastero fu sacrificato, raso al suolo e scompare la sua storia.  Alcune opere vennero messe in salvo dagli Agostiniani che al tempo ne erano i rettori  e furono trasportate  nella chiesa di  S. Jacopo tra i Fossi per ordine  di  papa Clemente VII. Vi erano fra queste la pala di Andrea del Sarto che rappresenta una Annunciazione che oggi si può ammirare alla Galleria Palatina di Firenze.
A Roma il nome di San Gallo  arrivò sempre attraverso le opere di Giuliano assieme al fratello ed al nipote Antonio, col nome acquisito, nella fabbrica di San Pietro e nel chiostro di San Pietro in Vincoli. A Firenze una scultura che rappresenta San Giovanni Battista   è opera di Francesco  da San Gallo
 Giorgio Vasari ne ‘Le vite ‘ è testimone di questo particolare battesimo che porta un umilissimo monaco irlandese nel grande mondo dell’arte rinascimentale.



 Lucia Mazzucco


Immagine
Immagine


Raro cade chi ben cammina

Immagine
Immagine
Leonardo
Io appassionata d'arte e di trekking non posso che non amare questa citazione di un grande artista come Leonardo da Vinci. Questa citazione è tratta da  ‘Il Codice Atlantico‘ che è la raccolta di disegni e scritti del grande genio toscano e che comprende 1119 fogli suddivisi in 12 volumi. La raccolta è' composta da fogli con disegni e annotazioni su scoperte, studi e supposizioni che Leonardo ha tenuto nell'arco di circa quarant'anni tra il 1478 e il 1518 e trattano di anatomia, astronomia, botanica, chimica, geografia, matematica, meccanica e architettura. Il nome del codice è dovuto alla grande dimensione delle pagine (64,5 x 43,5 cm) come quelle che venivano usate per realizzare gli atlanti geografici nel 1500. Lo scultore Pompeo Leoni a metà del 1500 incollò gli scritti di Leonardo su pagine da atlante dopo averli recuperati da un erede di Francesco Melzi (allievo fedele del maestro a cui lui affidò gli scritti in punto di morte).
Nel 1796 la preziosa raccolta venne requisita e trasferita a Parigi in seguito alla conquista di Milano da parte di Napoleone e rimase al Louvre per 17 anni, fino a quando il Congresso di Vienna non sancì la restituzione di tutti i beni artistici trafugati dal Bonaparte ai legittimi paesi di appartenenza. Un curioso aneddoto racconta che l’emissario per la restituzione delle opere d’arte nominato dalla casa d’Austria avesse scambiato il prezioso volume per un manoscritto in cinese a causa della tipica grafia inversa del maestro e fu solo grazie all’intervento del celebre scultore Antonio Canova, emissario dello Stato Pontificio, che il Codice Atlantico fu infine incluso tra i beni da restituire all’Ambrosiana, sua sede naturale, dov’è conservato ancora oggi.
In occasione dell’EXPO 2015 a Milano, i fogli saranno esposti a rotazione in mostre tematiche della durata di tre mesi. Per l’evento vengono scelte due sedi: la Sacrestia del Bramante, vero e proprio gioiello di architettura rinascimentale nel Convento di Santa Maria delle Grazie (dove si trova anche Il Cenacolo conosciuto anche come L'ultima cena, grande dipinto parietale di Leonardo), e la suggestiva Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana, aperta al pubblico per l’occasione.

Ma torniamo a noi... cioè alla citazione... non possono che tornare in mente tutti gli studi che Leonardo ha fatto sul movimento, lo spostarsi inventando mezzi che potessero facilitare e velocizzare il camminare a piedi dell'uomo, come la ruota, le ali. Leonardo appunta sul foglio 26, in cui ipotizza su come una persona potesse camminare sull' acqua grazie a dei galleggianti (degli otri: sacche di pelle di animale che venivano utilizzati in antichità per contenere liquidi) sotto ai piedi, la frase:  “Raro cade chi ben cammina”.
Cinque parole. Un'illuminazione.
Ci scivolo nel mezzo e in me si scatena un sacco di emozioni, un sacco di pensieri. Mi allontano un po' dall'immagine dell'uomo che cammina sull' acqua e mi fiondo in un pensiero... e risento in testa quello che mia madre mi diceva mentre disattenta camminavo accanto a lei per strada quando ero piccola: “Guarda dove metti i piedi!”.
Come un ordine.....o più come un buon consiglio che comunque sbofonchiando e facendo “spalluccia” ignoravo... spavalda e non curante. Ma passati gli anni. Primavere e Inverni. Sorrisi e pianti. Ginocchia sbucciate e primi amori. Incontrato l' amore della vita e imparato a  volersi un po' più bene.. quella bambina che camminava distratta è diventata grande. Ho letto quella frase proprio su un libro di storia dell'arte in un giorno qualunque e quello che diceva mia madre è tornato come a riconfermare che molto di quello che è stato di negativo e difficile nella mia vita sarebbe potuto “non essere” se solo avessi saputo come affrontarlo o evitarlo  negli anni passati. E quel “Guarda dove metti i piedi” mi risuona dentro come quel “Raro cade chi ben cammina“ e  prende significato. Ne colgo finalmente il vero significato. Il senso. Scopro che Leonardo, da uomo maturo e colto come era, ha racchiuso tra quelle poche parole una bellissima verità.
Cioè che nella vita è bene fare attenzione a dove mettiamo i piedi.... per non sbagliare, per non cadere, per non ferire, per non calpestare nessuno.... e percorrere il nostro sentiero, che è la vita, nel migliore dei modi. Certo il nostro passo sarà a momenti lento, incerto.... a momenti veloce e sicuro ma certamente sarà sempre dettato dalla passione e dalla curiosità dello andare verso nuovi orizzonti, nuove scoperte e nuove conquiste.
Non saremo mai sopraffatti dalla fatica, dalla stanchezza del vivere, se sapremo calcolare e affrontare via via tutte le difficoltà che inevitabilmente incontreremo sul nostro cammino.
E poche volte, pochissime volte, inciamperemo se sapremo mettere la giusta attenzione e il buon senso nel nostro andare, nel nostro fare. Sarà buona cosa non affrontare il sentiero distrattamente ma cogliere tutte le opportunità che ci presenta la vita per crescere e migliorarsi. E' bene fare i passi giusti e assaporare con attenzione quello che il nostro cammino ci fa scoprire e vivere.
Saremo sempre più ricchi e forti se sapremo cogliere lungo il cammino ciò che di bello e importante c'è intorno a noi, che come linfa vitale ci nutrirà e ci sosterrà lungo tutto il nostro viaggio.
In tutti questi anni di cammino lungo strade di campagna e sentieri di montagna, ho vissuto immersa nella natura momenti di totale pace e beatitudine difficili da spiegare... ma chi come me è un camminatore non avrà difficoltà a capire cosa intendo.
Quello che Leonardo da Vinci ha fatto per tutta la sua vita, cioè osservare il mondo, la natura con tutti i suoi misteri e le sue bellezze è quello che mi auguro di saper sempre fare io quando camminando nel mondo, scorgo panorami bellissimi che mi incantano, vedo fiori dai colori magnifici che rapiscono il mio sguardo, avverto profumi intensi che mi riempiono i polmoni.
Ed è una fortuna immensa avere l'opportunità di percorrere un pezzo del sentiero accanto a persone che andando nella mia stessa direzione condividono con me le loro ricchezze e io con loro le mie.
E proprio in quei momenti così unici e perfetti non posso che pensare di essere nel posto giusto nel momento giusto e che effettivamente come scriveva Leonardo

     
“Raro cade chi ben cammina”.

Daniela Mazzetti

Immagine
La fatica

Immagine

                                                            Il Tabard a Southwark

Immagine

Vi ricordate “The Canterbury Tales” e i racconti recitati dai più famosi pellegrini della storia? Se sì, saprete che questi pellegrini si sono radunati al Tabard Inn, da lì sono partiti e lì sarebbero tornati per una cena offerta dall’oste a pellegrinaggio concluso. L'estate scorsa mi trovavo nel London Borough of Southwark e vidi la targa sul luogo dove nel medioevo sorgeva il Tabard Inn. Sono stata trafitta dal ricordo dei giorni di scuola e anche dalla curiosità. Mi sono chiesta perché la comitiva si fosse radunata proprio a Southwark. Perciò ho fatto una piccola ricerca.
Il Tabard Inn, (inn significa locanda), è realmente esistita e fu costruita nel 1307, quando l'abate di Hyde comprò il terreno con lo scopo di edificare un ostello per quando gli affari lo portavano a Londra e anche per dare un punto di raccolta ai pellegrini in viaggio verso Canterbury per pregare sulla tomba di Thomas Becket, morto per mano di quattro cavalieri di re Enrico II nel 1170. Il Tabard fu distrutto nell’ incendio del 1669 e al suo posto fu costruita un’altra locanda, “the Talbot”.
            Ma perché proprio a Southwark, un quartiere con una pessima reputazione? Non c'erano altri modi di arrivare a Canterbury? E se no, perché? La risposta è incredibilmente semplice. Per secoli l'unico ponte sul Tamigi tra la riva sud e il punto sulla riva nord dove sarebbe sorta la città di Londra era proprio a Southwark. Il primo ponte fu costruito dai Romani e questa loro scelta fu dettata dalla geografia. Il terreno che confinava con l'estuario del Tamigi era una vasta palude, e fu a Southwark che i Romani, muovendosi dalla costa del Kent dove erano approdati, trovarono il primo punto dove il suolo poteva sopportare il peso della base per un ponte. Tutto il terreno circostante era una palude e non fu possibile costruire un insediamento fortificato, mentre dall'altra parte del fiume, su un’altura, è nata Londinium, che sarebbe diventata la città di Londra. Si potrebbe dire: prima la geografia e poi la storia.
            Quel primo ponte romano fu costruito di legno e non resse al passare del tempo. Furono costruiti altri ponti, ma sempre di legno e tutti sono crollati o sono stati distrutti. Con Becket ormai santo c'era un flusso di pellegrini da tutte le parti dell’Inghilterra verso Canterbury. Era possibile attraversare il Tamigi con qualche traghetto, ma un ponte sicuro era diventato una necessità e non solo per le comitive religiose, ma anche per tutti quelli che avevano bisogno di passare da una parte del fiume all'altra. Perciò fu un bene che nel 1163 ebbe l'inizio la costruzione di un ponte in pietra per iniziativa di un prete, Peter de Colechurch. Ci vollero trent'anni per completare l’opera, finanziata dalle tasse imposte dai re Enrico II, Riccardo I e Giovanni e anche dai Bridge House Estates, un ente di beneficenza che raccoglieva offerte per Dio e il Ponte. Peter di Colechurch fu cappellano della chiesa di Santa Maria Colechurch dove fu battezzato Thomas Becket. Perciò la cappella al centro del ponte fu dedicata al nuovo santo e martire. Peter morì nel 1205 e fu sepolto nella cripta. I pellegrini si fermavano a pregare nella cappella prima della loro partenza. Questo divenne il famosissimo London Bridge.
            Quasi subito dopo la morte di Becket, la gente cominciò ad andare a pregare sulla sua tomba e lui è stato fatto santo solo tre anni dopo il martirio. Infatti, Canterbury ben presto divenne la principale meta inglese dei pellegrini, alcuni dei quali continuavano lungo la Via Francigena fino a Roma. Si può capire che, nonostante le difficoltà ed i pericoli, la riva sud del Tamigi a Southwark divenne il punto naturale di raduno e partenza per diversi gruppi di pellegrini. C'era il ponte e c'erano diverse case religiose che davano ospitalità ma, nonostante tutto ciò, la strada conosciuta come 'Pilgrims' Way' fu quella da Winchester, importantissima città nel sud d'Inghilterra, fino a Canterbury e tante persone, pensando che quella sarebbe una strada più sicura, la preferivano a quella da Londra, anche se era molto più lunga.
            Il problema era che l'area a sud di Londra era un territorio dove trovava rifugio ogni sorta di malvivente e criminale e le persone sagge la evitavano. Si è sempre saputo che, nel Medioevo, un pellegrinaggio non fosse una passeggiata, ma piuttosto un viaggio pieno di incertezza e pericoli, e per tanti quel raduno a Southwark era un vero ostacolo; col passare degli anni, la situazione divenne sempre più insostenibile fino a quando, nel 1327, il re Edoardo III mise il borgo di Southwark sotto il controllo e la legge della Città di Londra e questo, evidentemente, migliorò un po' la vita del luogo. Qui va detto che questa zona aveva mantenuto fino ad allora il suo status di “borgo”, cioè un posto fuori della città e non soggetto alle sue leggi. Infatti, era sotto la giurisdizione dei vescovi di Winchester che erano considerati corrotti anche per gli standard del tempo! Comunque, per chiunque avesse motivi onesti per andarci, dopo l'intervento del re, le cose furono più semplici.
            Il Tabard Inn era veramente famoso come ritrovo dei pellegrini e per Chaucer, un uomo che conosceva bene tutto  di Londra, doveva essere naturale far partire i suoi personaggi da lì. Bisogna ricordare anche che “The Canterbury Tales” fu pubblicato alla fine del ‘300, e cioè dopo la rivolta dei contadini del 1381. Questa rivolta fu soppressa con ferocia medioevale e dopo, per qualche anno almeno, il regno fu più calmo: un momento perfetto per fare un pellegrinaggio.

Nina Brown
                                              EDWARD HENRY CORBOULD

Immagine
Picture
I PELLEGRINI STANCHI DI OTTORINO RESPIGHI

Feste romane è un poema sinfonico  di Ottorino Respighi scritto nel 1928. Definito un affresco musicale fa parte di una trilogia  con la quale il musicista rivolge uno sguardo speciale alla città  che lo ha visto  direttore eccelso della Accademia  di santa Cecilia.

Nel celebrare questa romanità non poteva mancare il Giubileo, titolo del secondo movimento, mentre Circenses,  Ottobrata e la Befana  sono i titoli  che completano un’ evocazione storica di momenti  in cui la città merita di essere ricordata. Il brano è affidato ad un’ orchestra molto grande, composta di strumenti che  giocano per poter realizzare un’ atmosfera un po’ sospesa che trasporta e fa percepire il desiderio di arrivare alla meta .    I pellegrini si trascinano lungo la via, pregando. Finalmente, dalla vetta di Monte Mario, appare agli occhi ardenti e alle anime anelanti la città santa:“Roma! Roma!”. Un inno di giubilo prorompe, e gli risponde lo scampanio di tutte le chiese. Così scrive l’autore sulla partitura, come premessa al brano e precisa inoltre  queste indicazioni per i tempi da seguire :Doloroso e stanco,  Poco più mosso, Allegro moderato, Allegro festoso, Più calmo,  Allegro.

La prima esecuzione assoluta di Feste romane è stata a New York nella Carnegie Hall nel 1929, mentre le altre due composizioni  che creano questa Trilogia Le Fontane di Roma’ del 1916 e I pini di Roma del 1924 erano state presentate per la prima volta al Teatro Augusteo  di Roma.Il clima che Ottorino Respighi riesce a comunicare nel Giubileo è nuovamente evocato nel secondo movimento  dei  Pini di Roma, quello che descrive con una nenia maestosa (Lento) una pineta nei pressi di una catacomba nella campagna romana. Possiamo cogliere attraverso gli strumenti dell’orchestra dai timbri bassi la sensazione della catacomba che si trova nel profondo, e il canto dei preti interpretato dai tromboni.…. ecco l’ombra dei pini che coronano l’ingresso di una catacomba : sale dal profondo una salmodia accorata, si diffonde solenne come un inno e dilegua misteriosa.

 Decisamente orientati su un cammino diverso sono i passi che descrivono, nei Pini della via Appia, l’antica strada consolare, perché non sono più passi dei pellegrini. Sono infatti a Tempo di marcia, i passi di una legione che avanza:   Alba nebbiosa sulla via Appia. La campagna tragica è vigilata di pini solitari. Indistinto, incessante, il ritmo di un passo innumerevole. Alla fantasia del poeta appare una visione di antiche glorie. Squillano le buccine ed un esercito consolare irrompe, nel fulgore del nuovo sole verso la Via sacra, per ascendere al trionfo del Campidoglio.


Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.