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La festa del dragone
Caceres è un importante paese della Spagna, uno dei tanti paesi pieni di storia e di testimonianze piene di fascino. Io ci sono arrivata casualmente proprio nel giorno della sua festa e così ho potuto portarne via dei ricordi molto speciali.
La città è così interessante che avrei dovuto fare il mio giro turistico in modo accurato, invece dominata da questo fascino, ho finito per guardarmi intorno in modo disordinato, affidandomi al grande effetto di compiacimento di vedere, di sostare e di tornare a guardare.
All’oficina de turismo un giovane impiegato sentendomi parlare italiano, mi ha accolto con grande calore; aveva lavorato e studiato per qualche tempo a Firenze e ora era impegnatissimo nel rispondermi in un italiano corretto, ma al tempo stesso si vedeva tutta la sua emozione nel raccontarmi di una strada, di una scuola, dei suoi ricordi. E così presi dalla sua emozione e dal mio orgoglio di fiorentina mi sono dimenticata di chiedere informazioni sulla  festa! Comunque verso sera la città si anima in modo diverso e si capisce che dovrà esserci qualcosa di particolare: nella piazza si prepara un grande recinto e le strade intorno vengono chiuse con delle transenne.
Dal movimento delle persone che passano comprendo che lo spettacolo che si terrà nel recinto si potrebbe osservare bene da una posizione di vista dall’alto; seguo l’onda e riesco ad arrivare in un punto in cui se ne vede bene una buona parte e lì mi piazzo.
La gente continua ad andare avanti e indietro, il tempo passa, la piazza si riempie sempre più, il sole tramonta, si accendono fari colorati, ma nel recinto vuoto si vedono soltanto immobili due perfetti guardia civil.
Comincio ad avere l’esigenza di comprendere meglio l’andamento della festa: io non sono proprio una turista. Sono arrivata a Caceres a piedi per un pellegrinaggio per la Via della Plata verso Santiago di Compostela. A quell’ora ogni buon pellegrino è già a dormire!
Due giovani che aspettano accanto a me non sanno dirmi molto, capiscono poco il mio spagnolo e poi sono turisti anche loro. Allora mi faccio coraggio e vado a chiedere ad  un gruppetto di ragazzi che fanno un po’ di confusione; sembrano essere i miei passati studenti del liceo e  da loro vengo a sapere che lo spettacolo sarà la rievocazione allegorica della lotta fra Cristiani e Mori e con l’uccisione anzi il falò, di un dragone che è già partito da un punto della città con un lento corteo   che prima o poi arriverà.     “ E quanto dura la lotta ? “  “Cinque , dieci minuti “  “ E chi vince ? “ “I Cristiani, naturalmente “  “ Allora “ tanto per continuare il discorso  “quando organizzano la manifestazione scelgono i ragazzi più forti e bravi per rappresentare i cristiani , e a quelli meno capaci fanno fare  i Mori ?”
La mia domanda voleva essere una battuta, tanto per ingannare il tempo, ma di sicuro non essendo stata ben espressa in spagnolo, non è stata capita.
Ma i ragazzi, questi ragazzi mi hanno detto  “ I Mori sono uguali ai Cristiani, solo hanno una religione diversa “ “ Claro que si !“  
La manifestazione è stata bella e piacevole, la simulazione della lotta appena accennata, qualche spintone, rumore di spade di latta, poi il dragone con un bel falò ha bruciato il suo simbolo del male e i Cristiani e i Mori  per mano ci hanno ballato intorno un lungo e allegro girotondo.
L’attesa della festa era stata lunga e faticosa per i piedi di una pellegrina, ma lo spettacolo ha lasciato una impressione così serena  con  animo leggero, senza aspettare i fuochi d’artificio, sono andata a dormire. 

Il pellegrino col secchio
Dal lato sinistro della strada arriva un suono che sembra un belato debole ma disperato. Guardo bene, una pecora piccola piccola, certamente di pochi giorni, si è persa ed è li sola all’inizio del campo che piange. Dintorno non si vedono greggi, eccetto qualcosa su una collinetta piuttosto lontana.  Henry senza neppure togliersi lo zaino si adopera subito per cercare di mandarla in quella direzione ma la piccola si spaventa, non si fa  avvicinare si sposta appena ci avviciniamo, ma continua a belare.
Siamo tutti e quattro molto indecisi sul da farsi, tentiamo movimenti da diversi lati  ma alla fine rinunciamo alla impossibile opera di salvataggio e riprendiamo il nostro cammino di pellegrini un po’ dispiaciuti è un po’ delusi dalle nostre capacità.  Dopo un breve tratto di strada troviamo un uomo vicino ad un pozzo che con un secchio sta prendendo dell’acqua per i suoi due asini e un vispo cagnolino che sembrava lo volesse aiutare. Anche lui ha visto la pecora e ci tranquillizza dicendo che verso sera i suoni si sentono meglio e la mamma più attenta per il sopraggiungere del buio, di sicuro la troverà.
Ci lasciamo rassicurare da uno che si presentava certamente più esperto di noi.Intanto il nostro interesse si era concentrato su di lui.
Elena ha notato che aveva una zaino e che poteva essere un pellegrino.
Lo troviamo infatti il mattino dopo, sul tratto della tappa successiva in uno campetto con i suoi due asini mentre sta smontando una piccola tenda da campeggio.
Lo salutiamo, ci riconosce e veniamo a sapere che è un pellegrino come noi alla volta di Santiago di Compostela. Non dico invidia, forse  ammirazione ma certo una grande considerazione per il suo progetto e della semplicità con cui lo presentava!
Ancora il giorno dopo, nella bellissima città di Caceres è presente nei miei pensieri perché mi domandavo quale avrebbe potuto essere stato il percorso alternativo per quell’uomo  e i suoi compagni di viaggio: certo non attraverso la città come stavamo facendo noi, seguendo le  segnalazioni del Camino,  una città piena di turisti e di traffico, fra l’altro quel giornoè proprio il giorno della sua festa. In cuor mio gli ho augurato il buon camino e un ultreya speciale.
Due giorni dopo, due tappe, e siamo alla volta dell’Embalse di Alcantara.
Facciamo una deviazione in un campo per risparmiare un po’ di strada (deviazione fra l’altro segnalata ), ci perdiamo un po’, finiamo contro un recinto di filo spinato che dobbiamo superare per rimettersi sul sentiero, ed ecco che vediamo il nostro amico con i suoi due asini e il cagnolino che ci viene incontro dalla direzione opposta.  Pensiamo di aver perso l’orientamento e quasi ci vergogniamo per il nostro errore e invece  l’amico ci racconta che il percorso è giusto e che più avanti ci sarà da attraversare una strada principale che confluisce in un lungo ponte. L’attraversamento è pericoloso, c’è molto traffico  e la macchine sono veloci e spesso suonano e gli asini si sono impauriti. I tentativi  e le sollecitazioni sono inutili, non vogliono andare avanti. L’amico torna a casa . Non c’è altra strada . Non sappiamo che dire. Rimaniamo fermi in silenzio per qualche attimo, poi Elena  gli chiede se può  fare una fotografia. Gli asini tengono le orecchie molto basse, ma sarà solo la mia impressione!
Diana chiede se può dare un biscotto all’asino e poi ne da uno anche all’altro. L’amico chiede: e a me ? Un biscotto anche a lui ! Lei non avrebbe osato. 
 L’amico ci lascia l’indirizzo perché avrebbe piacere di avere le foto.  Poi ciao e basta. Oggi abbiamo le foto. Sono carine e gliele manderemo.

 

Il giardino


Voi come ve lo immaginate il paradiso ? 
 Voi come lo raffigurereste ? 
Si dice che la parola paradiso sia di antica origine e che significhi giardino, ma quale tipo di giardino scegliere per rappresentarlo?
Di certo io non mi sono mai messa in questa ricerca e credo che sia così anche per la maggior parte delle persone.
Al di là di questo però è successo che un giorno io mi sia trovata in un certo posto, in un certo momento e abbia detto :  "questo potrebbe essere il paradiso ! ".
Com’era ?
Un sentiero, poco più di un viottolo su un terreno leggermente ondulato, terra rossa scura battuta.
Ai lati alti cespugli, alti da diventare orizzonte, anche se a sinistra c’era l’altura e a destra il pendio.
Sui cespugli come siepe e come orizzonte si vedono cosparsi fiori bianchi, fiori semplici e fragili come sono i papaveri, ma bianchi. Troppo radi e grandi per far pensare a fiocchi di neve ma così tanti e così diffusi da pensare che fossero caduti dall’alto.
La luce del mattino è limpidissima e ancora non c’è la forza del sole.
Il silenzio è quello lasciato dal fruscio del piede che si ferma, dall’insetto dopo che si è nascosto sotto la foglia. Niente è meraviglioso, niente è forte. Ti senti leggero e dici: ” Questo è il paradiso.”
Così io ho detto e mi sono voltata indietro per meglio constatare e accertarmi.
Non ero neppure commossa, ma piango ora quando ci penso. Ho visto la perfezione.
Ho  anche pensato che una cornice come quella poteva essere riprodotta, creata da esperti di sceneggiature cinematografiche, ci sono tante person di genio!
Ma io ero lì in quel momento e senza alcun genio ho fermato un attimo questo paradiso in me e.. poi ho proseguito.
Volete sapere dov’è? Volete andarci e trovarlo?
In Spagna in un parco dell’Estremadura se partite da Aljucèn verso Alcuescar seguendo le indicazioni delle frecce gialle del Camino verso Santiago di Compostela,  prima o poi lo troverete.
Vorrei prestarvi il mio animo di quel momento, ma purtroppo anch'io dovrò procurarmelo di nuovo.
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